QUESTIONE DI ELEGANZA

La vera eleganza non si compra in boutique, né si ordina su misura. Viene dal cuore e profuma di grazia, cortesia e discrezione.
Viene dalla bocca con linguaggio pulito, in parole attente e prudenti.
A volte è autoironica, a volte sa fare silenzio.
Adorna le orecchie che sanno ascoltare pazienti.
Si riconosce negli occhi, chiari specchi dell’anima...[continua]



Proprio una bella scampagnata, insieme in bicicletta. Chilometri di stradine sterrate tra siepi di gelsi e aceri campestri, costeggiando campi di mais e fossi gonfi d’acqua, distese d’orzo ed eleganti papaveri accesi di rosso. Una piccola avventura per i miei figli che li ha portati alla casa di campagna dei loro pro-zii.
Un luogo di piacevoli ricordi e allegri profumi, pennellato dei colori caldi della mia infanzia, popolato da minuti e simpatici animali domestici.
Mia zia ci compare sorridente, fra le pianticelle dell’orto, naturale e composta come loro. Sembra attenderci da sempre col suo sguardo familiare e il suo invito ad entrare.
La guardo con meraviglia mentre accompagna materna i bambini a lavarsi le mani macchiate di more. Il suo parlare è gentile, i suoi gesti decisi e pur delicati; i suoi modi pacati esprimono un’accogliente eleganza.

Ci serve del dolce fatto da lei, mi dona dei fiori che avevo notato in giardino.
Un po’ l’ammiro, un po’ l’invidio. So che esistono persone naturalmente eleganti senza dover indossare abiti alla moda, portare monili preziosi o far uso di pesante belletto.
La vera eleganza non si compra in boutique, né si ordina su misura. Viene dal cuore e profuma di grazia, cortesia e discrezione.
Viene dalla bocca con linguaggio pulito, in parole attente e prudenti. A volte è autoironica, a volte sa fare silenzio.
Adorna le orecchie che sanno ascoltare pazienti. Si riconosce negli occhi, chiari specchi dell’anima.
Arriva dai gesti, rispettosi, miti e composti. Modesta e solare, bella perché semplice.
Esce dalle labbra allenate a sorridere, e magari anche a ridere, se il momento è opportuno.
Cura con dignità l’abbigliamento, senza l’ostentazione e la volgarità del nostro tempo.
Passano gli anni, osservo mia zia: non è più giovinetta, ma il fascino resta, nascosto fra le rughe, sedimentato nel tempo, accresciuto dal valore di tanta esperienza.
L’eleganza rimane, nel portamento e nei modi. Spero che i miei figli l’abbiano ad esempio.
Non c’è vanità in chi è signorile davvero. Lei è sempre stata una sarta eccellente. Quanti abiti eleganti pensati in quella casa; disegnati su carta velina, creati in quella stanza.
Non modellista, come oggi è di moda. Lei precisa: sono sarta. Questione di tatto. Questione di eleganza.

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