1) Salve Daniele, la raggiungiamo per parlare del suo ultimo libro: Pensierini... in famiglia, come nasce l'idea di scrivere sulla famiglia e quanto c'è di autobiografico dentro la sua opera?
Da tempo desideravo far chiarezza nei miei sentimenti e ordinare i miei pensieri fissandoli nella scrittura, alla ricerca di quei valori e di quelle scelte in grado di condurre verso una possibile serenità. Ho trovato nella famiglia il luogo ideale per iniziare questo mio cammino di maturazione, di ricerca e di scoperta. La famiglia è senso, realizzazione, balsamo e farmaco, se fatta di relazioni autentiche e di affetti sani.
L’occasione si è presentata in parrocchia. Era nata l’esigenza di fare qualcosa di concreto per la famiglia nella pastorale locale. Io ho dato il mio contributo scrivendo un breve articolo ogni mese nel giornalino parrocchiale. Ogni pensiero iniziava osservando con meraviglia qualche fatto quotidiano della mia famiglia e continuava ponendosi interrogativi e condividendo dubbi, gioie e valori. Ho dovuto imparare a scrivere, praticamente da zero, ma dopo un po’ di tempo la gente ha cominciato a fermarmi per strada interessata e a raccontarmi storie e vicende personali. Moltissime persone mi invitavano a raccogliere i miei pensieri in un volume. Ho cercato quindi un editore, ed eccomi qua…
2) Secondo Lei, quali sono i fattori che rischiano di mettere in crisi la famiglia contemporanea?
L’uomo moderno ha un giusto desiderio di realizzazione personale. Questa aspirazione così forte e prioritaria, però, mette in secondo piano anche la famiglia. Un tempo, regole e dogmi sociali tenevano unita la famiglia, anche se la coppia in realtà era divisa: prima veniva il bene sociale/familiare e poi il bene personale. Adesso è più facile separarsi per cercare altrove felicità e soddisfazione.
È un periodo di transizione in cui dobbiamo trovare il giusto compromesso, chiedendoci veramente quale sia il bene comune. Ridare valore alla famiglia è nel nostro interesse. È il paradosso della felicità: non si mostra se inseguita per se stessi, ma si raggiunge se cercata per gli altri e con gli altri. Dobbiamo spostare il centro della nostra attenzione fuori da noi stessi, dal nostro egocentrismo, ritrovando i valori, curando la relazione, cambiando atteggiamento, impegnandoci nella crescita, facendoci aiutare se necessario.
Tante volte, quel legame che ha unito la coppia sin dall’inizio (fatto di valori, qualità e aspirazioni comuni) è ancora forte e presente nelle coppie in crisi. È la relazione, invece, che si è persa: non si cresce più nella stessa misura; non si vigila sugli impegni personali e si trascurano quelli di coppia; i figli frantumano vecchi equilibri; la sessualità diviene scadente e priva di attenzioni; le famiglie di origine invadono la coppia; arrivano pure le difficoltà economiche. Ogni momento di crisi, però, può diventare una risorsa se con umiltà ci mettiamo in discussione, sapendo comunicare i sentimenti senza giudicarli, magari con l’aiuto di qualcuno. Perché una voce esterna può fare la differenza.
3) Lei ha figli? Come vivrebbe una fuga dei suoi figli dall'Italia per seguire le proprie aspirazioni o semplicemente per poter creare un futuro lavorativo?
Io sono padre di quatto figli ai quali sono legato moltissimo. Guardarli partire sarebbe un dolore enorme, anche perché ritengo molto importante mantenere le radici geografiche e culturali per consolidare l’identità e la serenità della persona. Sono comunque consapevole che il più grande dono dell’amore è la libertà e che il lavoro regala autostima e dignità alla persona.
Tutto è precario in questa vita, gli affetti ci lasciano, i nostri cari possono venire a mancare e ogni uomo deve saper stare in piedi da solo, senza il bisogno di appoggiarsi continuamente a qualcuno. La mia famiglia non è immortale, ma il sacramento del matrimonio su cui ho scommesso, mi dà la speranza di una famiglia eterna.
4) Daniele, permetta una domanda insidiosa. Il suo libro elogia la famiglia, quella più tradizionale.
Cosa ne pensa dei nuovi tipi di famiglia? Mi riferisco alle coppie di fatto, coppie gay e tante altre situazioni presenti nella realtà quotidiana di ogni giorno.
Il nostro mondo sta cambiando in fretta e ne dobbiamo prendere atto, senza paura. Io non ho giudizi, né verità preconfezionate. Ci sono persone splendide che hanno fatto scelte diverse dalla mia. Ci sono altre persone che hanno poche possibilità di scegliere. Io credo nella mia scelta e non posso far altro che testimoniarla a tutti.
Sono felice, ad esempio, che io e mia moglie abbiamo avuto il coraggio di manifestare convinti la nostra volontà di amarci sempre. Non è scontato questo impegno in tutte le coppie. Io farei fatica ad accettare un amore insicuro, quasi a dire e a sentirmi dire: “Potrei amarti, forse fino a domani, o all’anno prossimo…” Non ho certezze del mio futuro, ma la promessa incondizionata ed esplicita è un presupposto dell’amore sincero.
Anche i miei figli percepiscono inconsciamente lo spirito di sicurezza di un impegno ufficiale in famiglia: è un bisogno primario dell’uomo. I desideri affettivi, finché durano, non bastano per creare una famiglia: sarebbe un’istituzione troppo fragile. Proprio come i sentimenti non bastano per una relazione stabile. Essi sono solo il frutto dell’amore: un amore fatto, invece, di dono, impegno e volontà.
La maggior parte delle coppie conviventi, comunque, ha il desiderio e il progetto di consolidare in qualche modo la loro unione, ma vogliono farlo a piccoli passi, con cautela, senza rischiare. C’è il bisogno diffuso di controllare tutto: gli eventi, la vita, anche la morte. È una nuova cultura, una nuova paura.
Le coppie omosessuali, invece, stanno percorrendo la strada inversa, cercando di affermare la loro unione, il loro diritto ad esprimersi liberamente, ad essere felici, per quello che sono. È facile intuire come la loro unione sia percepita sgradevole agli eterosessuali, e quindi disprezzata pubblicamente con insensibile arroganza. Il loro modo di essere mette in discussione le sicurezze di tanti, il controllo sulla propria identità e su quella dei propri figli, evocando anche il timore dell’isolamento sociale.
È necessario, tuttavia, dare il giusto nome ad ogni cosa, mantenendo la stima per ogni persona e per ogni scelta. Il termine famiglia presuppone l’amore fedele, di un maschio e di una femmina nel concetto di potenziale fecondità. Per scrivere di famiglia c’è bisogno di chiarezza di linguaggio. E, senza egocentrismo, dobbiamo ammettere che la famiglia è il luogo ideale dove i figli, naturali o adottati, possono crescere in armonia nella corretta identità.
5) Torniamo al suo libro, ogni mese raccoglie dei pensieri differenti che lei colora, li copre con un berretto in gennaio, indossano occhiali da sole in estate. Sembra quasi una metafora della vita, il cambio di stagione, la crescita. È cosi?
Le riflessioni raccolte ho voluto dividerle nei vari mesi, assieme a tante foto attinenti al periodo e all’argomento, perché mi piaceva l’idea di confezionare un dono per il tempo di un anno. E poi, perché mi sono accorto che i pensieri hanno profumi, colori e sapori diversi a seconda del tempo in cui sono stati scritti.
Ho cercato di usare un linguaggio diretto e semplice per toccare anche temi complessi come la sofferenza, la felicità, l’esistenza di dio, l’amore...
Il libro è diventato un compagno discreto nel mio viaggio di ricerca di senso, fede e serenità. Lo dedico ad ogni persona in cammino di crescita, in questa breve e misteriosa vita, convinto che ognuno di noi meriti davvero un po’ di felicità.
Daniele, La ringraziamo per essersi prestato alla nostra intervista e ricordiamo ai nostri lettori di visitare il suo blog Pensieri sulla Famiglia - http://pensierifamiglia.blogspot.com.
Grazie.
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