Credere in Dio. E perché?
Il mondo sembra creato cinico e lasciato a se stesso, con le sue leggi fredde e indifferenti che colpiscono chiunque, soprattutto le vite dei più deboli. Non c'è pietà nella natura, ma la sopravvivenza del più forte. Non sembra esserci scopo, se non quello di riprodursi e proseguire, finché dura.
Credere. A chi?
Basta guardare l'espressione della sofferenza nel viso dei tanti, segnati dalla malattia, dagli eventi, dalla violenza o dalla disperazione. Basta ascoltare il silenzio di un presunto dio che non si vede, che non difende più nessuno.
E io, stanotte, urlo in questo silenzio la mia rabbia per l’ingiusto, la mia pretesa di capire. Esco all’esterno, mi guardo attorno, alzo gli occhi verso un cielo sempre più profondo. Guardo le nubi, poi le stelle, lo spazio in cui tutto si muove, nel quale io stesso mi muovo e mi perdo. Resto zitto di fronte al tutto..., e devo ammettere il mio sconcerto e il mio stupore.
Sarebbe molto più logico che non esistesse nulla: nessuna materia, energia, universo. Niente di niente. Perché dovrebbe esserci qualcosa, anche il solo vuoto? Perché i miei pensieri in questo universo, i miei sentimenti in questo spazio?
Pullulano interazioni, intorno a me, dentro di me, fra tutte le cose, fra tutte le persone, si moltiplicano relazioni, si scambiano informazioni, e mi appare così assurdo e incredibile ogni guizzo di vita generata.
Guardo dentro casa i miei figli dalla finestra, come fossi a teatro. Sono là, sorprendenti, vivaci e chiassosi.
Mi affascina e si riempie di mistero questa mia occasione unica di vivere. Fatico a capire. Mi sembra più comprensibile l'assenza, più logico il nulla: tutto questo mi interroga e mi apre alla ricerca: di fede, di qualcosa più grande di me.
Dispersa nell'immenso, la mia minuscola vita si meraviglia e si chiede perché. Tanto più è stata improbabile la mia esistenza, tanto più è probabile la presenza di Qualcuno che l'ha resa possibile. Poi, il resto diventa ricerca personale e, infine, scommessa, su cui ognuno può spendere ragionevolmente la sua fiducia e rischiare le sue speranze.
Cerco, senza più alcuna presunzione di sapienza. Mi fido solo dell'umiltà che, timida, propone. Aborrisco le affermazioni gratuite: mi appaiono sciocche, presuntuose, arroganti.
Abbasso gli occhi e guardo più vicino, nel marginale mio quotidiano, aldilà del dolore, oltre l’ostacolo del male. Osservo l'espressione di serenità di un viso familiare, sfiorato da una carezza o da una parola gentile, il sorriso di qualcuno felice di rivedermi e di avermi vicino, l'allegria che a volte appare negli occhi dei miei cari. Sento dentro me l'entusiasmo di qualche ideale ambizioso, il desiderio di camminare insieme ad altri, nell'aiuto reciproco. Incontro la tenerezza di due giovani sposi, l'affetto profondo di una coppia di anziani.
Se il mondo fosse fatto per questo, mi sarebbe più facile credere, perché il creato senza di noi non sarebbe altro che un'opera d'arte da ammirare per un momento, il quadro di un bel panorama appeso al muro, da guardare per poi passare oltre. I nostri sentimenti, pensieri, attese, scelte e azioni danno involontariamente immenso valore a questo enorme agglomerato di atomi e di energia.
Ogni vita appare, così, piena di significato, degna di eternità: un periodo breve che inciampa nel dolore e spesso cade nel male, fino a morire, ma anche un momento intenso e prezioso, l'unico capace di generare il bello in questo universo e la meraviglia nel cuore di chiunque ne è consapevole. Se davvero c’è Dio in tutto questo, l’uomo è senz’altro un suo prezioso collaboratore: ogni nostro respiro vale lo scopo di vivere, ogni attimo crea qualcosa di immortale. Ogni vita aiuta a donare significato all'esistente, nella gioia dell'amore e nella tristezza del male, per costruire qualcosa di faticoso ma autentico, fatto non solo da Lui, ma anche da noi.
In questo scenario il Dio cristiano, addirittura, si butta in mezzo per amore, vuole partecipare in prima persona con l’uomo, ricambiando il nostro contributo con la sua stessa vita, con una sua promessa, portando una speranza.
Rido delle mie riflessioni.
Razionalità o troppa fantasia? Fiabe o realtà? Non so. Probabilmente solo sciocchezze.
Credere non è così scontato, negare non è poi così ragionevole.
Ci penso spesso. Ma oltre i pensieri, aldilà delle riflessioni, intuisco che la fede, in fondo, è in mano a dei gesti d'amore.
Le ultime tre righe, non solo le condivido, credo anche siano il riassunto di tutta la riflessione.
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