LA LETTERA DI LUCIA

“Bambini è arrivata una lettera!”
“Da chi?”, domanda il più piccolo.
“Bè, se qualcuno scrive una lettera è sicuramente una persona importante.”
“Perché non ti ha inviato un messaggio sul telefonino?”

Li ho guardati, e ho sorriso con fare sibillino, come fossi il custode di un segreto antico.
Ricevere una lettera non è cosa da poco, è un evento ormai raro che un po’ mi lusinga. Spedire una lettera è un gesto raffinato, perché, chi scrive si scomoda, compra carta, francobollo e busta e poi si reca ad imbucarla.
Chi scrive fa attenzione, prima d’imbrattare il foglio di errori e d’inchiostro.
Chi scrive si siede, riordina i pensieri e dedica il suo tempo.
Chi scrive è paziente, attende nei giorni la consegna e aspetta una possibile risposta.
Pur laboriosa, poi una lettera rimane, col suo peso reale, fra i ricordi in un cassetto, a volte riappare, scivolando dalle pagine di un vecchio libro.
Una lettera si gusta, tastando la carta fra le dita, strappando la busta con sorpresa, come un piccolo regalo inaspettato.
Una lettera parla, con parole d’inchiostro palpabili, scritte da una mano lontana che ora stringi nella tua. E si muovono sentimenti, e si avvicina chi è distante.
Ogni lettera trasporta una piacevole nostalgia, evocando un volto, una voce e lineamenti, sprigionando emozioni, fissando pensieri che ritornano nella mente. E alla fine, rimane ogni volta incompiuta, fra significati nascosti e intuiti, mentre accenna al non detto.
Quando scrivo una lettera, mi sembro persino migliore: separo bene i sentimenti, rovisto nella mente e tiro fuori solo il buono di me, lasciando il resto sul fondo. Lo sanno bene i miei figli che leggendo direbbero così: “Papà tu non sei come scrivi”. È vero, ma una lettera, qualche volta, può fare magie.

Cara Lucia, rileggo queste righe e un po’ m’imbarazzano. Alcune mi appaiono presuntuose, altre banali, ma in fondo le sento speciali, perché dedicate a lei, che con la sua lettera mi ha dato occasione di scriverle questa lettera.
Con riconoscente affetto.
Daniele Carraro

1 commento:

  1. E' vero,capita anche a me di riscoprirmi migliore quando scrivo. Il pensare alla parola giusta più adatta da usare per descrivere o raccontare, ti aiuta a entrare in te stesso, a metterti in ascolto dei propri sentimenti. Ti aiuta in fondo a conoscerti un po' di più.

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